Saturday, 21 January 2012

notte al porto


Al di là del vecchio faro
Il sole annegava lentamente
Tra le danze di un oceano insanguinato.
Paralisi di eliotropi
Annunciava il passo malato della Luna,
La sua rincorsa disperata, la sua anoressica bellezza
Al cui cospetto appassirono le rose,
L’onda smorzò il suo lamento
Mentre angeli ubriachi, sul molo solitario
Piangevano note distorte
Che sibilanti
Lambivano lente – le intimità della notte.

Wednesday, 11 January 2012

space suckers / evil spider


E' un grande piacere ospitare su questo fotoblog Pamela Piscicelli. Pamela, che ha conseguito un master triennale presso la Scuola Romana di Fotografia, svolge la professione di fotografa tra Roma e l'Abruzzo.
Nel 2011 ha presentato il progetto Invaders, con il quale si è aggiudicata il premio Brand New Talent della rivista RVM. Invaders è un reportage di denuncia sulla petrolizzazione della costa abruzzese, dal quale potete qui vedere uno scatto inedito. Per saperne di più, vi invito a visitare il sito pamelapiscicelli.com

It's my big pleasure to host Pamela Piscicelli on this photoblog. Pamela, who was awarded a diploma at Scuola Romana di Fotografia, works as a photographer between Rome and Abruzzo. In 2011 she presented the project Invaders, for which she was awarded the RVM magazine's Brand New Talent prize. Invaders is a report on oil industry taking over the Abruzzo coast (above is an unreleased shot). Learn more at pamelapiscicelli.com 

Monday, 2 January 2012

A25

La chiamano ancora Roma - L'Aquila. Come se dopo il mondo finisse. Come se le differenze, i dettagli, non contassero. Ma anche questo è un piccolo specchio dell'epoca in cui viviamo, in cui l'approssimazione regna incontrastata. E il rigore è termine desueto, da fascisti, relegato all'asetticità di qualche caserma.

Non esiste, o meglio, non esiste più una Roma - L'Aquila. Il traforo del Gran Sasso, che non è quello che parte dal CERN di Ginevra, è stato aperto da più di un ventennio. Per cui, non esiste una Roma - L'Aquila; eistono le Strade dei Parchi, ovvero la A24, che percorre la tratta Roma - Teramo, e la A25, che da quest'ultima si dirama presso Torano, per poi immettersi nella A14 all'altezza di Chieti.

Per percorrere un'autostrada panoramica non è necessario attraversare la Route 66. Fate una sosta presso il litorale adriatico centro-meridionale. Se siete fortunati potrete scorgere il profilo delle Isole Tremiti all'orizzonte. Fate una passeggiata sulla spiaggia e contemplate il mare invernale. Poi, dalla spiaggia, volgete lo sguardo dalla parte opposta e ammirate le vette innevate della Majella. Percorrete la A14 fino a Pescara e immettetevi senza indugio nella A25. Rilassatevi. Siate sicuri di aver fatto rifornimento e aver espletato eventuali pratiche fisiologiche, perché per circa cento chilometri non vi imbatterete in alcuna stazione di servizio. Rilassatevi, di altre vetture ne incrocerete ben poche. Sarete ricompensati da passaggi tra montagne dalle vette innevate e dai pendii ricoperti da alberi piegati dalla forza del vento, e lungo i quali si inerpicano borghi simili a nidi d'aquila.

They still call it Roma - L'Aquila. As if the world ceased to be then. As if differences, details, did not matter. But this too is a mirror of the times we are living in, ruled by undisputed approximation. In which rigour is an outdated word, for fascists, relegated to some dull barracks. 

Motorway Roma - L'Aquila does not exist, or rather, does not exist anymore. The Gran Sasso tunnel, which is not the one connecting Gran Sasso to CERN in Geneva*, has now been open for more than twenty years. Therefore, a highway Roma - L'Aquila does not exist, whereas the two called Strade dei Parchi do. The first being Motorway A24, connecting Rome to Teramo, and the second being named Motorway A25, departing from A24 nearby the town of Torano and leading to Motorway A14 nearby the city of Chieti. 

You really don't need to drive through Route 66 if you're looking for a scenic highway. Just plan a stop by the Southern Adriatic seashore. If you're lucky enough, you can even spot Tremiti Islands at the horizon. Then take a walk on the beach and look at the winter sea. From the beach, just turn your head to the other side and rest your eyes on the top of Majella covered with snow. Drive through Motorway A14 up to Pescara, then enter A25. Relax. Make sure you fueld up and fulfilled your physiological necessities, for you won't come across any service area for about a hundred kilometres. Relax, you won't even come across many other cars. You'll be rewarded with passages through snowy mountains, whose flanks are covered with trees folded by the power of wind, where ancient villages look like eagle's nests.





*For those readers who are lucky enough to know nothing about former Italian Minister for Education, here's an explicative link in English. 

Friday, 30 December 2011

fuck you


Questo è l'aspetto che aveva il posto dove sono nato, alla vigilia di Natale. Ed è così che vorrei ricordarlo, avvolto nel silenzio e nella luce pallida del crepuscolo. Lontano dal trambusto dei centri commerciali. Lontano dalle bassezze dei mediocri politici locali.

La spiaggia di Punta Penna rientra nell'ambito territoriale della Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci, e nel Sito di Importanza Comunitaria "Punta Aderci - Punta della Penna". Quest'area, a sua volta, è inclusa nella proposta di perimetrazione del nascituro Parco Nazionale della Costa Teatina. Il quarto parco nazionale in territorio abruzzese.

A ridosso di questo territorio potrebbe presto sorgere una centrale a biomasse, la cui proposta di costruzione è stata recentemente approvata. Questo progetto è solo l'ultimo di una lunga trafila di scelleratezze, che comprende piani di estensione del porto commerciale, di istituzione di un impianto di recupero di rifiuti speciali, in una zona il cui fragile ecosistema è già minato dalla presenza, tra le altre, di un'industria per la produzione di fertilizzanti.

Esiste in un'altra parte del pianeta un simile scenario? La lenta agonia di questo gioiello naturalistico mi fa soffrire di più di quanto soffrirei nel vederlo raso al suolo dalle ruspe nel giro di un giorno, una volta per tutte. Nel frattempo, i parolieri nostrani ci ricordano che "in un'area industriale si fanno le industrie" tirando in ballo una "primogenitura" dell'area industriale rispetto alla Riserva Naturale, rilegata di conseguenza a mero inconveniente o, aggiungerei io, senza giri di parole, scomoda rottura di palle. Inutile ricordare all'abile paroliere che i sedimenti di Punta Penna sono lì da milioni di anni. Il periodo di funzionamento di una centrale a biomasse, in confronto, non è che un coccio disperso da qualche parte, nelle profondità dell'oceano. Ma politici, parolieri e parassiti nostrani sarebbero ben disposti a prosciugare questo oceano per raccogliere l'agognato coccio.

A proposito di questa delicata questione, segnalo l'ottimo lavoro svolto dall'Associazione Portanuova, che ha contribuito alla raccolta di circa cinquemila firme contro la costruzione della centrale.

Cari politici, cari parolieri. Con il vostro denaro vorrei che un giorno vi strozzaste. Prendetevi tutto, distruggete le nostre spiagge, i nostri mari. Ma sappiate che non potrete mai arrestare l'onda d'urto della Natura. Che un giorno riprenderà indietro ogni cosa.


This is how the place I was born in looked like on Christmas Eve. This is how I want to remember it, wrapped up in silence, in the dim twilight. Far from the chaos of shopping centres. Far from the mean local politicians.

The beach of Punta Penna is part of the Regional Nature Reserve of Punta Aderci, and of the Site of Community Importance of Punta Aderci - Punta della Penna. This area lies within the proposed boundaries of the National Park of the Costa Teatina, which will be the fourth national park in the Abruzzi region.

Adjacent to the Nature Reserve, a biomass power plant, whose proposal for construction has been recently approved, may soon be erected. Such a project is the last in a series of destructive plans, which include the extension of the commercial harbour, and the construction of a plant for the disposal of hazardous waste, in an area whose fragile ecosystem is already endangered by the presence, among others, of a factory that produces fertilizers. 

Is there any other part in the world facing such a scenario? The slow agony of this Nature's jewel hurts more than its sudden destruction could. In the meanwhile, our local media pundits remind us that "you're supposed to build factories in an industrial area" arguing that the industrial area was established well before the Nature Reserve, which is then relegated to a mere inconvenience or, I would say, a pain in the ass. Perhaps our smart media pundit does not know that the sediments of Punta Penna have been there for millions of years. Compared to them, the lifespan of a power plant is like a shard that is lost somewhere in the depths of the ocean. But politicians, media pundits, parasites would be inclined to drain the whole ocean for the sake of their longed shard.

Related to this issue, you're invited to check the excellent work done by Associazione Portanuova, who contributed to the collection of five thousand signatures against the biomass power plant.

Dear politicians, dear media pundits. I wish one day you'll choke with your money. Take everything, destroy our beaches, our seas. But be aware you'll never stop Nature's shockwave. Nature, which one day will take everything back.

Sunday, 18 December 2011

what are you going to say if nothing happens?


This one's in Italian only, sorry folks...

Scritto lungo la tratta di autobus New York City - Washington DC

"Sai a che ora arriva a Brest?" Dissi col mio francese stentato.
"Alle dieci. Dieci e un quarto."
Non che fosse questo grande esordio. Avevo appena comprato un biglietto per la tratta ferroviaria Parigi - Brest e ovviamente conoscevo l'orario d'arrivo. Ma del resto non ero mai stato bravo ad attaccar bottone, soprattutto con le ragazze bionde e dall'audace scollatura.
"Vivi a Brest?" Le chiesi.
"Nelle vicinanze."
"Trascorso il weekend a Parigi?"
Proprio così, aveva trascorso il weekend a Parigi. A casa di amiche. E il motivo esatto della visita era il concerto di un gruppo dal nome impronunciabile, ma che io ovviamente finsi di conoscere. La mia cultura musicale, in realtà, si fermava ai vincitori del Festivalbar.

"...Prima volta in Francia?" Mi chiese, accennando un sorriso.
"No...no, in realtà ci sono stato anche lo scorso inverno...per una collaborazione con il Centro di Oceanografia..." e le raccontai del progetto di ricerca sulle alghe, edulcorandolo con presunte finalità ecologico-sociali, dato che mi vergognavo del fatto che il mio viaggio in Bretagna fosse finanziato da una multinazionale che produceva cosmetici.

"...Sai," disse "anche a me sarebbe piaciuto diventare una biologa, ma non me la sono mai cavata con la matematica, allora ho deciso di studiare legge."
La conversazione andò avanti ancora per qualche minuto, ma io sentivo di avere ormai terminato le cartucce. Chiedere orario d'arrivo: fatto. Indagare sul suo weekend parigino: fatto. Sparare qualche cazzata sul mio progetto di ricerca: fatto. Dunque, la conversazione che mi ero tanto accuratamente preparato, sembrava ormai a volgere al termine.
Poi, a sorpresa...
"...Pensavo che se a Brest non conosci nessuno, si potrebbe andare a mangiare una cosa assieme, domani sera," disse lei.
"Bene, si...certo, ottima idea, perché no?" Risposi.
Ecco, ora dovevo solo inventare un'altra balla per disdire la cena a casa del Prof. Tanon. In fondo non se la sarebbe presa, anzi, avrei tolto sua moglie dall'imbarazzo di dover impressionare con la cucina francese un rital.

"Salut!" Esordì, "è tanto che aspetti?"
Al pensiero di dover uscire con lei avevo deciso di andar via dal laboratorio un'ora prima del previsto. Ero talmente impaziente che mi ero presentato sul luogo dell'appuntamento con circa ventisette minuti d'anticipo.
"...Oh no, non preocuuparti," dissi io, "sono qui da cinque minuti. Si va?"

Non ricordo quali parole usai esattamente, ma giunto al quarto bicchiere di bianco, balbettai qualcosa come: "...restare...mia stanza...bottiglia vino..."

Penombra. La bottiglia presa dal frigo-bar rovesciata sul pavimento. Vuota. Un calzino a righe. Un letto disfatto. E nel letto, lei. Nuda. Distesa accanto a me...

Era seduta accanto a me, con indosso il suo cappotto marrone, mi aveva chiesto qualcosa. Ma io, la mente pervasa da quel poderoso orgasmo, non l'ascoltavo.
"Scusa, mi faresti passare?" Disse alzando la voce, "scendo alla prossima fermata."
"Certo, scusami," risposi. "Ti aiuto a prendere la valigia. Ecco fatto".
"Grazie," disse lei. E fu l'ultima parola che la sentii pronunciare.
La seguii con lo sguardo, mentre scendeva dal treno e con passo deciso si allontanava dalla banchina, per poi perdersi tra le sue braccia.
Avevo impiegato circa un'ora per trovare il coraggio di rivolgerle la parola. E a lei bastarono tre minuti per dirmi, così en passant, che il suo ragazzo l'aspettava alla stazione.

A Brest aveva iniziato a piovere. Mi avviai a piedi verso l'albergo. Forse il weekend parigino non aveva rispecchiato del tutto quelli che erano i miei propositi iniziali. Eppure non potevo lamentarmi. Erano stati due giorni diversi. Diversi dai weekend che ero abituato a trascorrere dai miei, in pianura.
Smisi gli abiti e mi lavai velocemente. Il pensiero dei suoi capelli biondi svaniva lentamente. L'indomani mi aspettavano le mie alghe.